Riferimenti bibliografici:
Maria Concetta Gulisano, L'arco della cappella Giacomo De Chirco restaurato, «Per» n.16, 2006, pp.36-38
Vivi Tinaglia, La basilica di San Francesco d’Assisi. Storia delle trasformazioni e dei restauri, Ed. Salvare Palermo, 2005
Si tratta di un’opera di scultura marmorea del XV secolo, un monumentale arco intagliato d’ingresso ad una privata cappella funeraria, appartenente in origine ai Disciplinati di San Nicolò lo Reale che avevano ivi la loro sepoltura, concessa alla famiglia borghese dei De Chirco nel 1465. La struttura architettonica, pregnante riferimento alla scultura toscana del Quattrocento, ha una morfologia quasi gemellare all’arco degli Alliata, la cui costruzione è pressoché contemporanea:il duplice accostamento di archivolto ed architrave recupera il sistema costruttivo dell’arco romano di età imperiale con funzione celebrativa, come pure come pure i motivi e le teste scolpite di profilo raffiguranti i committenti, che si ispirano al concetto romano di “imago clipeata”.
L’opera differisce invece dall’arco Mastrantonio del Laurana, sia per tipologia strutturale che per il prevalere di una concezione più marcatamente religiosa e che peraltro per lungo tempo costituirà il prototipo per le cappelle funerarie; infatti, l’intento celebrativo assume un carattere più marcatamente laico ed encomiastico espresso nella scelta dei motivi naturalistici e mitologici, ma soprattutto nei ritratti, mentre l’elemento religioso è limitato ai due angeli reggiscudo ed alle testine dei cherubini del sott’arco.
L’autore dell’opera può essere identificato in Domenico Gagini, ma più correttamente sembra essere un’esecuzione di bottega.
Maria Concetta Gulisano