Titolo: Palermo. La via degli archivi
Autori: Giuseppina Giordano e Nino Vicari (a cura di)
Anno: 2015
Edizioni: Salvare Palermo
Pubblicazione realizzata con il sostegno della Villa Whitaker spa e con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Disponibilità: Sì
L’antico Cassaro, la via marmorea dei re normanni, poi strada Toledo, oggi Corso Vittorio Emanuele, è fra le vie palermitane la più antica e la più ricca di storia, recando i segni più significativi che vi hanno impresso nei secoli i poteri forti che hanno governato la città e che ne hanno determinato le sorti e forgiato la storia. Dal potere regio, al viceregio, a quello religioso, dal potere popolare a quello baronale a quello militare. In poco più di due chilometri, con agli estremi due porte monumentali, lungo il corso o nelle immediate pertinenze vi si affacciano complessi architettonici dal grande fascino, rappresentativi di quei poteri, il palazzo dei normanni, il quartiere militare spagnolo, la Curia arcivescovile, la Cattedrale, il Palazzo pretorio, l’antica Vicaria, lo Steri chiaramontano.
E inoltre conventi, monasteri, chiese, dimore patrizie, in gran parte sorti in epoca barocca dopo la rettifica e i prolungamenti del secolo XVI, intervallati lungo il percorso da suggestivi spazi scenografici, il piano del Palazzo e la villa Bonanno, il piano della Cattedrale, la piazza Bologni, il Piano del Pretore con la sede municipale, il piano della Marina con il giardino Garibaldi. E poi i “quattro canti”, l’incrocio con la Via Maqueda, l’”umbilico” della città antica con i suoi cantonali adorni di statue e di fontane. A cui si aggiunge lungo il percorso una sequenza di monumenti scultorei di grande fascino, il Teatro marmoreo in onore di Filippo IV, la statua bronzea di Carlo V, la fontana pretoria del Camilliani, la fontana del Garraffello, quella del Cavalluccio marino. Alcuni fra i principali artisti e architetti della storia palermitana hanno lasciato la propria firma su monumenti e architetture, Antonello Gagini, Scipione Li Volsi, Matteo Carnalivari, Mariano Smiriglio, Paolo Amato, Venanzio Marvuglia.
Ma vi sono tracce ancora visibili dei danni che l’ultima guerra ha inferto duramente al patrimonio edilizio e monumentale, con i ruderi di alcuni palazzi che a settant’anni dalla fine della guerra fanno mostra di sé, il palazzo Valdina, il palazzo Geraci, che una più accorta politica di recupero della città antica avrebbe potuto risanare e che ci ricordano quanto sia stato alto per Palermo il prezzo della democrazia.
Non solo tuttavia monumenti, solenni architetture, fontane, gruppi scultorei, spazi suggestivi, ma lungo questo asse portante della storia palermitana vi sono anche rimasti depositati e custoditi, scampati agli eventi traumatici che si sono verificati nei secoli, le guerre le rivoluzioni i terremoti gli incendi, i preziosi documenti da cui la storia trova fonti e alimento, custoditi in archivi pubblici e privati, che nel loro complesso costituiscono un unicum rappresentativo delle vicende che hanno caratterizzato nei secoli lo sviluppo sociale e urbanistico della nostra città.
In questa indagine sono stati individuati diciotto archivi, le cui sedi ricadono in altrettanti edifici monumentali, che nell’insieme possono essere proposti come un suggestivo itinerario culturale e turistico offerto agli studiosi ai cultori ai turisti ai curiosi di questo insieme di storia urbanistica di architettura e di cultura documentaria, che costituisce un valore aggiunto alle tante attrazioni che ancora, nonostante il suo attuale abbandono, Palermo antica esercita sui suoi visitatori.
Se il substrato archivistico, in quanto testimonianza concreta e oggettiva di ogni attività dell’uomo, è presente in ogni angolo della città ove si svolgano funzioni o mansioni organizzate, pubbliche o private, la più alta concentrazione di archivi di cui la città è dotata si riscontra proprio lungo l’asse viario di corso Vittorio Emanuele e nelle sue immediate pertinenze. Ci è sembrato pertanto interessante effettuarne una ricognizione - sia pure essenziale data la vastità dell’argomento – per sottolineare tale peculiarità, dovuta nella maggior parte dei casi a ragioni logistiche e storiche, considerato che questo sito ha sempre rappresentato il cuore economico e amministrativo della città ed accoglie ancora oggi la sede delle più importanti istituzioni.
Gli archivi commentati in questa sede raccontano la storia degli enti o dei privati che hanno operato e vissuto in questo straordinario ambito storico della città che fortemente la caratterizza. Accanto alla descrizione dei loro contenuti ci è sembrato altrettanto interessante evidenziare l’importanza degli edifici che li ospitano, talvolta ad essi strettamente collegati, in quanto sedi delle istituzioni che li hanno prodotti, oppure, per ragioni diverse, destinate a conservarli.
Si è scelto di affidare la redazione delle schede a diversi autori esperti delle rispettive materie, dando loro direttive redazionali abbastanza flessibili in virtù dell’estrema varietà delle tipologie degli archivi, delle loro condizioni di conservazione e di ordinamento e della loro situazione ambientale. Si tratta infatti, di archivi laici ed ecclesiastici, pubblici e privati, ben conservati o che necessitano di interventi, interamente o solo parzialmente ordinati. Ciò che riteniamo abbia consentito di acquisire informazioni le più varie e magari inusuali, appunto perché non strettamente preordinate.
Il numero degli archivi lungo quel percorso si è rivelato più alto del previsto, per cui per motivi sia temporali che editoriali si è reso opportuno rinunciare alla descrizione di alcuni di essi. Come ad esempio quello dell’Osservatorio Astronomico “Giuseppe S. Vaiana”, ospitato all'interno del palazzo dei Normanni, quello della Cattedrale S. Maria Assunta, che ha sede presso lo stesso edificio ed in alcuni locali di via dell’Incoronazione, o quelli di alcune antiche chiese e parrocchie che si affacciano lungo il corso Vittorio Emanuele: S. Antonio Abate, la chiesa del Senato Palermitano, S. Matteo ed altre. Esistono, invero, numerose attività laiche ed ecclesiastiche, pubbliche e private che si nascondono nei meandri del territorio con rispettivi archivi, che restano da scoprire e da studiare. Auspichiamo che questa indagine raggiunga lo scopo di sollecitare l’interesse per un settore dei beni culturali ancora poco conosciuto e quindi poco valorizzato. Infatti, anche se questo studio evidenzia una forte concentrazione di archivi in questo ambito urbanistico, è sottinteso che la città ne conserva ancora un gran numero di uguale importanza, la cui testimonianza è imprescindibile per completare il quadro della storia cittadina.
È necessario creare una rete di informazioni che ci dia la possibilità di avere contezza e conoscenza della loro consistenza e dislocazione sul territorio cittadino e porti ad una riscoperta dei nostri tesori attraverso un censimento ben coordinato, sfruttando e fondendo i tanti progetti in corso o rimasti incompiuti. Ciò potrebbe derivare da un’azione concertata e coordinata degli enti statali e locali preposti alla conservazione, alla tutela ed alla valorizzazione dei beni archivistici che già operano sul territorio, individuando un itinerario storico della città attraverso monumenti e documenti che si dirami e si allarghi in tutto il territorio e ricorrendo ad ogni strumento scientifico e tecnologico e ad ogni canale di informazione per mettere a sistema il vasto e articolato patrimonio culturale palermitano e, infine, creare servizi per l’accesso a questi beni anche in forma virtuale.
Giuseppina Giordano e Nino Vicari