CONSUNTIVO
- 18 febbraio, ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ALBERGHIERO
si è svolto, a cura del Dipartimento di Architettura D’ARCH dell’Università di Palermo, l’ETM (electronic town meeteng) per la definizione di temi e obiettivi del nuovo PRG e la VAS per la seconda circoscrizione di Palermo, con una larga partecipazione di cittadini selezionati in rappresentanza della collettività della circoscrizione (circa 60), che hanno risposto e votato su una serie di quesiti concernenti il patrimonio culturale, la fruizione del mare e della costa, il turismo, le attività produttive, i trasporti, la vivibilità, le infrastrutture, la qualità della vita.
I cittadini hanno prima partecipato ad un proficuo dibattito e poi fornito orientamenti e suggerimenti, utili alle decisioni da prendere sul futuro della circoscrizione.
Le opinioni espresse sono state oggetto di un sondaggio elettronico, attraverso la strumentazione fornita dal sistema ETM e sono state sintetizzate in un Documento finale, che verrà formalmente trasmesso alle istituzioni responsabili del nuovo PRG e della VAS.
- 25 febbraio, AL LICEO SCIENTIFICO STATALE ERNESTO BASILE
Si è tenuto un seminario sul Planning for real, a cura dei proff. Ferdinando Trapani e Carla Quartarone. Alcuni studenti della Facoltà di architettura e del Liceo Basile hanno illustrato gli elaborati progettuali e i plastici realizzati per il quartiere di Brancaccio e il complesso monumentale di Maredolce, elaborati in sede didattica.
Il prof. Montagna ha presentato il volume “Maredolce, studiare il territorio di Maredolce/Brancaccio e valorizzarlo come distretto culturale e turistico”, edito a cura del Liceo Ernesto Basile e pubblicato con il sostegno dell’UNICOOP di Firenze.
- 2 marzo, A PALAZZO LARDERIA, sede del Dipartimento di Architettura
Si è svolto un seminario di studi, moderato da Nino Vicari, con le seguenti relazioni:
Gaetano Corselli d’Ondes e Matteo Scognamiglio hanno illustrato la storia del “Castello” e dei suoi restauri. La relazione ha tracciato un excursus storico dalla fondazione islamica alla rifondazione ruggeriana , ai vari passaggi proprietari: Cavalieri Teutonici,Beccadelli di Bologna, Duca di Agraz, fino alla frammentazione del manufatto in diverse proprietà private ed alle acquisizioni pubbliche, ancora non del tutto concluse. Quindi si sono ricordati i restauri realizzati nell’arco dell’ultimo decennio del secolo scorso, per conto della Soprintendenza BB.CC.AA., da Silvana Braida, Raffaele Savarese, Antonio De Caro Carella e Maurizio Albanese, poi quello del biennio 2000 – 2002 degli stessi relatori ed infine l’ultimo stralcio, completato nel 2011 e diretto da Matteo Scognamiglio.
Quindi si sono espresse delle proposte sulla riqualificazione del quartiere Brancaccio: Va allargata all’intera circoscrizione il raggio dell’area su cui intervenire per trovare, all’interno della stessa, le aree di compensazione che consentirebbero di abolire gli elementi detrattori del contesto. Si dovrà fare perno sui rilevanti e qualificati beni culturali presenti nell’area, nonché sulle infrastrutture: passante ferroviario, linea tramviaria e sui sistemi commerciali e artigianali siti nella vicina area industriale. Va posta attenzione alla fascia costiera con la proposta di realizzare un grande lungomare che unisca la città al territorio costiero di Bagheria e Santa Flavia. E’ necessario attivare proposte di rilevante interesse, quali la realizzazione di un auditorium, di un Museo delle Scienze, di un Centro direzionale da proporre per una municipalità da inserire nel nuovo PRG di Palermo.
Sul reperimento delle risorse finanziarie: Oltre a quelle sempre più esigue ed incerte legate ai finanziamenti pubblici, occorrerà rivolgersi anche all’iniziativa privata che può essere incentivata con l’individuazione per Brancaccio di una “zona franca” e di uno sportello unico per l’esame dei progetti di iniziativa.
Stefano Vassallo ed Emanuele Canzonieri (Soprintendenza BB.CC.AA) hanno fatto un resoconto delle ricerche archeologiche nell’area del palazzo. Sulla base dei risultati degli scavi, condotti dal luglio del 2011 al gennaio 2012, è stato possibile accertare, nei saggi aperti in diversi punti sia all’interno che all’esterno dell’edificio, una lunga storia dell’insediamento umano nel sito. In particolare è possibile fissare quattro fasi principali:
1. età ellenistica (IV/II sec. a.C.): presenza di strutture murarie probabilmente relative ad un piccolo insediamento di tipo rurale.
2. età araba, tra X e inizi XI secolo, prima fase architettonica di un edificio, che ricalcava quasi interamente l’attuale perimetro del castello.
3. età normanna, probabilmente sotto Ruggero II, come attestato dalle fonti, viene creato il lago e ristrutturato l’edificio sui muri perimetrali esistenti, ma rinnovandolo integralmente nell’articolazione interna degli ambienti e negli elevati. A questa fase dovrebbe essere collegata la chiesa di San Filippo. Lo studio dei livelli dell’acqua in relazione alla diga, consente di dire che la superficie dell’acqua non toccava le fondazioni, attestandosi sulla fascia di roccia che delimita esternamente le fondazioni.
4. Dopo l’età normanno/sveva, divenuto prima possesso dei Cavalieri Teutonici e in seguito della famiglia Bologna, l’edificio subisce, soprattutto nel cortile interno, radicali trasformazioni. Smontato il portico, almeno del lato occidentale, vengono realizzate alcune fornaci per la cottura di vasi.
La relazione è stata accompagnata dalla spiegazione dei saggi di scavo che hanno consentito di interpretare le varie fasi del castello, in previsione di uno studio più approfondito, già in corso.
Lina Bellanca ha ricordato i restauri condotti negli anni ‘40 da Mario Guiotto sulla chiesa e ha riferito sui progetti prossimi dell’Amministrazione in merito specificatamente all’area antistante il Palazzo che si vorrebbe ‘liberare’ dalle costruzioni precarie e abusive in essa insediate, per realizzare un adeguato spazio di accesso al monumento .
Giuseppe Barberaha esposto le prospettive di ripristino del paesaggio del parco, la cui matrice islamica è ritenuta evidente, seppure le risultanze archeologiche e letterarie siano insufficienti ad attribuirne con certezza la fondazione al periodo arabo. Dopo aver analizzato gli elementi documentali disponibili fino al progetto dell’amministrazione che vuole riportare l’acqua nell’originario bacino fin dalle sorgenti di S. Ciro, oltre l’autostrada, osserva che si potrebbero prevedere tappe intermedie come la sistemazione a prato naturale del bacino con costi molto ridotti, buon effetto percettivo, agevole fruibilità da parte dei visitatori. Il percorso verso il pieno recupero può essere reso più agevole dalla consapevolezza sui valori e le potenzialità del palazzo e del parco, perché si è alla presenza di una buhayra, termine che significa “piccolo mare” ma, per estensione, orto frutteto, giardino irrigato e che, tra le tipologie storiche del paesaggio islamico, designa sia i bacini impiegati per l’irrigazione che i grandi frutteti. Arabes Albehira vocant, scriveva nel 1172 Beniamino di Tudela parlando proprio della Favara. Giuseppe Bellafiore, nei suoi studi sui parchi normanni palermitani, usa per questa tipologia il termine agdal. Lo fa correttamente poiché nella cultura maghrebina è considerato sinonimo di buhayra dove assume anche il significato di giardino aristocratico posto in prossimità del palazzo. In Marocco (il più noto è quello di Marrakech) s’identifica con grandi spazi dotati di uno o più bacini idrici e sistemi di canalizzazione che consentono l’irrigazione degli alberi fruttiferi. Testimonianze sui caratteri del parco provengono anche da una poesia coeva di Abd ar-Rahman. Da essa si apprende come la Favara sia stata luogo di produzione agricola, riserva d’acqua per l’irrigazione, vivaio per l’allevamento di pesci, luogo di svago che riprende (“gli aranci superbi dell’isoletta, i rami dei giardini che sembrano protendersi a guardare i pesci delle acque e sorridere”) alcuni dettami della cultura paesaggistica medievale islamica. Una tipologia ancora pressoché intatta nei suoi elementi costitutivi (il palazzo che si rispecchia nell’acqua del lago e al centro un isolotto) e percettivi (purché si pongano le spalle alla città e si rivolga lo sguardo agli agrumeti di Ciaculli e di Monte Grifone) che Palermo ha ancora miracolosamente disponibile al recupero. Va detto, con ragionevole certezza, che di tale fortuna, non dispongono oggi neppure le città arabe del sud del Mediterraneo
Gianluigi Pirrera ha analizzato le cause del degrado ambientale che parte da Monte Grifone e la possibilità di un restauro archeo-naturalistico basato sull’acqua, elemento caratterizzante di Maredolce, per il recupero di un paesaggio antico e degli usi (agricoltura, diletto, etc.) come riscontrabili nei racconti e nei segni (poesia, stampe, religione) del tempo. Il “naso” di Monte Grifone custodiva un patrimonio paleontologico di elefanti nani in grande parte perduto per le attività di cava e per i prelievi d’acqua comunali. Il paesaggio antico partiva proprio da lì per confondersi, tra mulini, hammam, approdi, reti irrigue arabe e campi di canna da zucchero, palmeti e agrumeti, sino all’Oreto e a mare, con distese in cui gli odori si confondevano con i sapori e lo scorrere dell’acqua era solcato dai voli dei rapaci che proliferavano per i tanti pesci e le anatre che si cullavano negli specchi d’acqua. Ha quindi riportato esempi di buone pratiche di restauri acquatici urbani italiani ed esteri concludendo con alcune straordinarie convergenze storico ambientali con il caso delle aree umide della Città di Tunisi.
Ferdinando Trapani ha riferito sull’esperienza del progetto Parterre, in relazione ai temi urbanistici della II Circoscrizione comunale di Palermo.
Grazie alla promozione dell’Università di Palermo, partner ufficiale del progetto comunitario Parterre (programma ICT PSP che coinvolge: Finlandia, Italia, Germania, forze sociali e culturali cittadine), il giorno 18 febbraio 2012, nella sede dell’Istituto alberghiero IPSSAR Piazza in via Corso dei Mille, si è svolta con pieno successo la prima assemblea cittadina assistita da tecnologie informatiche per la partecipazione pubblica -metodologia denominata ‘Electronic Town Meeting’- allo scopo di dare seguito ad una proposta di programma integrato di rigenerazione urbana del Quartiere Brancaccio e dell’intero territorio della II Circoscrizione di Palermo. Il punto di partenza del processo partecipativo è stato l’invito all’università da parte di movimenti ed associazioni del quartiere Brancaccio ad una cooperazione tecnica e scientifica efficace per valorizzare l’ipotesi di un pubblico utilizzo del Palazzo e del Parco di età arabo-normanna di Maredolce.
Dopo un lungo periodo di preparazione della cittadinanza da parte di esperti e portatori di interessi diffusi (docenti universitari, scuole ed istituti dei quartieri interessati, associazione Nuove Energie per il Territorio, Incubatore di Impresa ARCA, ecc.), è stato possibile selezionare ed invitare un massimo di cento cittadini (una settantina i partecipanti effettivi), di diverse categorie, che si sono accomodati attorno a dieci tavoli tematici (servizi, ambiente, beni culturali, turismo, infrastrutture, PMI, ecc.) e che hanno discusso e deliberato alcune questioni generali e specifiche proposte da animatori scelti ad hoc e preparati a svolgere l’evento. L’assemblea dei residenti della II circoscrizione, anche grazie alla tecnologia e all’ospitalità dell’istituto alberghiero IPSSAR, ha prodotto, in una sola giornata di lavoro, un documento spontaneo (certamente da affinare), ma pienamente condiviso dai partecipanti in un clima assai positivo di emozione e tensione partecipativa.
Il report finale dell’assemblea (disponibile sul blog http://etmpalermo.wordpress.com) costituisce una visione del futuro di Brancaccio e degli altri quartieri limitrofi, così come è emersa dalla espressione di democrazia attiva da parte dei suoi abitanti. L’evento dell’Electronic Town Meeting di Palermo è stato il primo ad essere sperimentato nel Mezzogiorno e potrebbe essere ripetuto in altre circoscrizioni per scopi analoghi e soprattutto per aumentare il livello di consapevolezza dei residenti rispetto alle potenzialità di crescita, sviluppo e miglioramento del livello della qualità di vita in modo autonomo.
Il documento finale dell’assemblea dei cittadini, se consegnato ufficialmente all’Amministrazione Comunale, può essere inteso come contributo dal basso alla stesura delle direttive generali del Consiglio Comunale per la variante generale al piano regolatore e per la connessa valutazione ambientale strategica, poiché infatti attualmente il PRG di Palermo ha i vincoli urbanistici scaduti.
Renata Prescia ha trattato i temi della Valorizzazione facendo riferimento al Codice dei BB.CC.AA. (art. 6) e alla Carta di Cracovia del 2000. Pertanto ha auspicato una valorizzazione che sviluppi una progettazione del Restauro non limitata all'architettura ma inserita all'interno di una progettazione delle relazioni tra il bene e l'immediato intorno e il contesto della II Circoscrizione; e una 'messa in rete' del monumento all'interno del patrimonio dell'architettura arabo-normanna del territorio palermitano e del mondo. L'inserimento su siti, blog e quant'altro, consentirebbe una maggiore conoscenza del bene e quella presa di coscienza da parte delle comunità, senza le quali non si può avere il riconoscimento di valore. Con specifico riferimento all'area in questione ha presentato una proposta di progetto meno ambiziosa di quella prospettata dalla Soprintendenza ma più a breve termine che prevede, unitamente al mantenimento del bacino già definito, la sistemazione a parco verde di tutta l'area con la predisposizione di un itinerario turistico-culturale che raccordi la visita del Palazzo con quella degli archi e chiesa di S.Ciro, la progettazione di un servizio di ospitalità nel vicino Baglio Conte Federico, la riqualificazione dell'edilizia di borgata sul lato orientale del complesso, il completamento del restauro del palazzo da adibire a Museo della Conca d'Oro e, prima cosa fra tutte, la progettazione di una piazza antistante il palazzo stesso, ad oggi oscurato da edilizia precaria e abusiva. Per questa ha fatto riferimento ai progetti sviluppati dal prof. Guerrera in seno all'attività didattica del Laboratorio universitario, con la raccomandazione di inserire in essa lo scavo archeologico da fare per portare alla luce le antiche Terme.
Raffaele Savarese, sulla base delle sue esperienze progettuali (primi due interventi di restauro su Maredolce e consolidamento e restauro di san Ciro) e dei suoi studi sul Castello di Maredolce e il suo territorio, ha dato un contributo di conoscenze e di idee sulle future operazioni di recupero . In particolare, oltre ad una ricognizione sulle origini del bacino artificiale e sul patrimonio sia architettonico che ambientale e culturale esistente facendo riferimento al censimento già presentato alla conferenza - seminario (W. Kroenig) del 1985 presso l’Accademia di scienza lettere ed arti, ha invitato ad uno studio più attento del monumento nella sua articolazione distributiva e morfologica al fine di evitare nel corso dei lavori il ripetersi di errori anche gravi che finiscono con lo stravolgere il monumento stesso sia nella morfologia architettonica che in quella ambientale. In questo senso, tra l’altro, ha fatto riferimento anche agli studi, rilievi ed analisi del Goldschmith (1895) al fine di ricollocare nei corretti periodi storici alcune presunte “ristrutturazioni” della facciata oggi ablate. Ha concluso invitando ad un confronto progettuale anche duro al fine di ridurre al minimo gli inevitabili errori del restauro sia architettonico che ambientale.
- 3 marzo, AL CASTELLO DI MAREDOLCE
Si è svolta una tavola rotonda, moderata da Bernardo Tortorici, sul tema Prospettive e valorizzazione del Castello di Maredolce nella borgata di Brancaccio, a cui hanno partecipato: l’Assessore regionale all’economia Gaetano Armao, il Soprintendente ai bb.cc.aa. di Palermo Gaetano Gullo, il Capoarea infrastrutture al Comune di Palermo Valentina Vadalà, il Presidente della sezione palermitana di Italia nostra Piero Longo, il Presidente dell’Associazione Castello di Maredolce Domenico Ortolano, il coordinatore del Forum delle associazioni Nino Vicari, il Direttore della Fondazione Patrimonio UNESCO Aurelio Angelini.
Hanno giustificato la propria assenza l’Assessore regionale ai bb.cc. e i.s. Sebastiano Missineo, l’Assessore al Turismo Daniele Tranchida, i Direttori generali Marco Salerno e Felice Bonanno, il Commissario straordinario al Comune di Palermo dott.ssa Latella. Sono state messe in luce le problematiche concernenti:
- lo stato di fatto delle espropriazioni (con le difficoltà inerenti con l’immissione in possesso degli immobili già espropriati), dei lavori di recupero e di ricerca archeologica fin oggi eseguiti
- lo stato delle progettazioni e dei pochi interventi che ancora possono essere eseguiti dalla Soprintendenza, nell’ambito delle risorse disponibili
- le prospettive e le possibili alternative sul recupero edilizio-architettonico ed ambientale, con particolare riferimento al parco e all’agricoltura tradizionale che ancora si pratica nel comprensorio espropriato
- l’entità del fabbisogno finanziario ancora occorrente per il completamento del recupero (valutato in 15 milioni di €)
- l’importanza del complesso di Maredolce come patrimonio culturale della città, fra l’altro candidato - nell’ambito dell’itinerario arabo-normanno – ad essere riconosciuto come patrimonio dell’Umanità,
- il ruolo nella riqualificazione urbanistica e socio economica del quartiere di Brancaccio.
L’ Assessore Gaetano Armao ha illustrato le difficoltà economiche finanziarie in cui versa la Regione siciliana e le poche probabilità che il recupero del complesso di Maredolce possa rientrare in un programma di finanziamenti a breve termine.
L’assenza degli altri assessori e DG invitati (bb.cc. e turismo) non ha consentito l’ampia presa di coscienza da parte delle autorità regionali che la tavola rotonda si proponeva, circa i valori emersi dalle recenti ricerche in occasione dei seminari e le proposte degli studiosi per la programmazione degli interventi di recupero del complesso monumentale.
- 19 e 26 febbraio, 4 marzo: VISITE GUIDATE (con la partecipazione di alcune migliaia di cittadini)
- al CASTELLO E AI RECENTI SCAVI ARCHEOLOGICI
a cura della Delegazione FAI di Palermo, delle Guide turistiche, delle Guide turistiche associate e dell’Associazione Amici dei musei.
- alla MOSTRA “Studi e ricerche sul Castello di Maredolce”
a cura della Soprintendenza ai bb.cc.aa. di Palermo (Lina Bellanca), dell’Università di Palermo (Giuseppe Barbera, Renata Prescia, Benedetto Villa), dell’Associazione Castello di Maredolce (Domenico Ortolano), dell’Associazione Dimore storiche (Bernardo Tortorici) e della Delegazione FAI di Palermo (Lelia Collura). È stato anche esposto un reportage fotografico di Gigliola Siragusa.
- 25 febbraio - Castello di Maredolce
Reading di poeti del Mediterraneo, nell’ambito delle manifestazioni “Islam in Sicilia:un giardino, due civiltà”, indette dalla Fondazione Orestiadi di Gibellina, a cura di Carmelo Causale
- 4 marzo – Castello di Maredolce
A cura della sezione palermitana di Italia nostra, si è svolto un concerto con assolo di arciliuto, gentilmente offerto dall’Associazione Ars Nova, accompagnato da una lettura di poesie arabe recitate da Piero Longo.
Pertanto il Forum delle Associazioni ha redatto la seguente Mozione conclusiva che diffonderà al massimo, al fine di continuare a pungolare per la piena fruizione del Complesso di Maredolce.
MOZIONE CONCLUSIVA
appello ai responsabili delle istituzioni
- sulla riqualificazione urbanistica e socio economica del quartiere di Brancaccio è possibile concepire uno studio di fattibilità, preliminare alla variante del vigente PRG, che l’Amministrazione siredigere, che fotografi lo stato di fatto del quartiere nelle sue componenti fisica, demografica sociale e individui i suoi fabbisogni in materia di infrastrutture e servizi utilizzando il capitale di fiducia costruito in questo ultimo periodo con l’attività partecipata promossa dal Forum delle Associazioni e dall’Università con la Regione. Studio e proposte che possono essere offerti alla prossima Amministrazione del Comune di Palermo auspicando che li condivida e ne faccia oggetto di concreta attuazione.
- ai fini del futuro sviluppo delle attività progettuali si evidenzia la necessità dirilievo scientifico dei manufatti storici e dei sedimi, integrato dallo studio delle fonti archivistiche, iconografiche, grafiche, dall’ esame geologico e chimico dei materiali;
- sulla programmazione del recupero del complesso monumentale di Maredolce formulare un’ipotesi sulla destinazione d’uso del complesso, sulla base della quale redigere il progetto generale esecutivo delle opere di restauro e di funzionalizzazione e individuare il fabbisogno finanziario e le possibili fasi di attuazione. (spetta all’amministrazione regionale promuovereil progetto a cura della Soprintendenza ai bb.cc. e sostenerne gli oneri).
- sulla immissione in possesso degliespropriati si propone di fare un appello al Prefetto affinchè si faccia promotore di un concordato con gli inquilini che ancora occupano gli immobili espropriati affrontando, con il Comune, i loro problemi abitativi e l’anticipazione delle indennità di espropriazione
- sul reperimento delle risorse finanziarie si propone una conferenza dei servizi sull’argomento con gli assessori regionali ai BB.CC., al Turismo e all’Economia, per individuare i soggetti promotori e le possibili fonti di finanziamento regionali ed europee. E inoltre di verificare la possibilità dicoinvolgere i privati in un programma di fruizione pubblico-privata del complesso, stipulando un protocollo d’intesa con le istituzioni territoriali locali.
- Sull’ iniziativa “Palermo capitale della cultura europea nel 2019”:
Questa iniziativa, prevedendo presumibilmente il patrimonio arabo e normanno palermitano, convergerebbe con la richiesta di inserimento di detto patrimonio nella World Heritage List dell’Unesco, individuando strategie e interventi per la piena tutela e valorizzazione dei siti. Oltre che per la loro valorizzazione turistica, oggi molto limitata e indirizzata solo ad alcuni siti, non può non sottolinearsi lo straordinario strumento che potrebbero rappresentare le architetture palermitane di matrice islamica come luogo di dialogo e di cooperazione con i paesi arabi, in uno con le istituzioni scientifiche e con le associazioni che si battono da anni per il loro recupero.
E ciò a partire dal complesso monumentale di Maredolce.
Riferimenti bibliografici: Il futuro di Maredolce e la cittadinanza attiva di Renata Prescia, in Per n. 33 maggio-agosto 2012, pp. 38-41