Venerdì, 05 Febbraio 2016

Un monumento che ci rappresenta, San Giovanni degli Eremiti

Se c'è un luogo senza il quale non riesco proprio ad immaginare Palermo, questo è la chiesa di San Giovanni degli Eremiti. Si trova in via dei Benedettini, poche decine di metri a sud del Palazzo dei Normanni.
Questo monumento, dal forte contenuto simbolico, è forse quello che meglio rappresenta l'architettura della Sicilia normanna. L'elemento che più la caratterizza è l'armoniosa coesistenza tra la rotondità delle cupole semisferiche (oggi di colore rosso acceso ma in origine di colore più chiaro) e la forma squadrata delle strutture che stanno alla loro base.
Il modello architettonico è tipicamente arabo, con al centro la combinazione cubo-cupola, espressione del rapporto tra il cielo e la terra, tra il terreno e il celeste: da una parte il cielo, l'assoluto (la sfera) e dall'altra la stabilità, la terra (il blocco quadrato).
Quello che però ne fa uno dei miei luoghi del cuore è il senso di pace, di serenità, l'atmosfera di tranquillità che vi si respira.
Amo molto, tutte le volte che ci vado, starmene per un po' in silenzio nel suo lussureggiante giardino, ad ammirare la bellezza di quel piccolo chiostro ed a riflettere, con tanta amarezza, sulle differenze tra la Palermo di oggi e quella del secondo millennio.
Che differenza rispetto alla città che, caso unico in quegli anni, dava la possibilità di studiare, in uno stesso luogo, il latino, il greco e l'arabo.
Il giardino di San Giovanni degli Eremiti fu realizzato, intorno al 1136, per volere di Ruggero II, il re normanno al quale si deve la costruzione della chiesa, eretta nel luogo dove in precedenza, ai tempi di papa Gregorio Magno (VI secolo), sorgeva un monastero dedicato a Sant'Ermete (nome poi storpiato in Eremiti).
Proprio a fianco della chiesa sorge l'oratorio di San Mercurio, dove è possibile ammirare, al suo stadio iniziale, l'arte di stuccatore di Giacomo Serpotta (vale forse la pena di ricordare che Mercurio è il nome latino del dio greco Hermes, Ερμής).
Alcuni ritrovamenti fanno ritenere che in questo stesso luogo fosse sorta, all'epoca della Palermo araba, una moschea.
L'ipotetico collegamento tra San Giovanni degli Eremiti e una preesistente moschea (alla quale rimandano le cinque cupole) è legato al fatto che in quegli anni le moschee, a Palermo così come in altri centri della Sicilia, furono trasformate in chiese.
E di moschee, nella Sicilia della fine del decimo secolo, ce n'erano tante; nella Palermo del 973, secondo il viaggiatore e geografo arabo Ibn Hawqal, se ne potevano contare più di trecento.

Franco Torre

Commenti  

+1 #1 Franco Torre 2016-02-09 08:24
Le differenze sulle quali rifletto con tanta amarezza quando me ne sto in silenzio nel chiostro di San Giovanni degli Eremiti sono quelle tra la Palermo di oggi e quella dei primi secoli del secondo millennio.
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