Pubblichiamo di seguito l'articolo che la prof.ssa Renata Prescia, vicepresidente di Salvare Palermo, ha proposto a La Repubblica che però non l'ha pubblicato.
E’ paradossale che in una città come Palermo che ambisce, giustamente, a proporsi come Capitale, lottando per una modernizzazione ormai improcrastinabile (nei trasporti, nelle abitudini, nei servizi) le uniche proposte che vengano fuori dalla società civile, siano sempre ed ostinatamente rivolte con il capo all’indietro a rincorrere nostalgicamente età auree passate!
Tale è l’attuale proposta di ricostruire il Villino Deliella che, anzi, si spinge ancora oltre e, addirittura, vuole ricostruire ciò che non esiste più, proditoriamente demolito nell’arco di una notte ma, si badi bene, con il consenso delle istituzioni e dei legittimi proprietari.
E’ paradossale che la proposta presentata, almeno come narrata nell’articolo di A. Bonanno del 21.11., voglia ricostruire fuori terra una costruzione che non c’è più, mentre si propone di demolire gli scantinati e quello che si sostiene ancora esistente sotto terra per risarcire il parcheggio che per tanti anni ci siamo sopportati quale indecorosa quinta della piazza Croci!
E’ paradossale che ancor oggi si proponga la costruzione di un museo bloccato in un edificio, ad onta di una più innovativa idea di museo diffuso o virtuale, come sta accadendo in tante città italiane ed europee; paradossale è che ci si attardi in una cultura del restauro ottocentesca, ignara di un’idea di restauro più modernamente intesa come conservazione autentica di quanto permane da coniugare, ove necessario, a forme di architettura contemporanea!
In una città e in un’Isola in cui il destino dell’immenso patrimonio monumentale che possediamo è stato colpevolmente delegato all’Europa e ai suoi finanziamenti, visto che i capitoli di bilancio regionale sono, ormai da anni, altrettanto colpevolmente lasciati a secco, è ancora legittimo raccogliere 5 milioni di euro per evocare un fantasma perduto o non sarebbe forse meglio destinarli ad un complessivo intervento di salvaguardia di quanto è ancora in piedi e negligentemente abbandonato? L’ex-Reclusorio delle Croci, il Giardino Inglese e il padiglione Saraceno al suo interno, lo Stand Florio a Romagnolo, Casa Utveggio per limitarci solo alle opere dei Basile?
Non sarebbe allora operazione culturalmente ben più proponibile e soprattutto ben più rispettosa del valore di tale età aurea restaurare questi edifici unitamente al completamento degli affannosi recuperi avviati dalla Soprintendenza BB.CC.AA. del Villino Florio, Villino Ida, Villino Favaloro, in una grande opera di valorizzazione, comunicazione e marketing da sviluppare con le più moderne tecnologie informatiche, in un itinerario diffuso del Liberty basiliano a Palermo?
Ben venga allora la proposta dei due giovani architetti se può servire ad alimentare un dibattito sulla cultura architettonica di una città che sembra univocamente ristagnare nel suo passato.
Renata Prescia
Architetto, professore di Restauro dei Monumenti, Dipartimento di Architettura dell’Università di Palermo.
Alleghiamo il commento di Antonino Frenda, inviatoci via e-mail.
Commenti
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Sarei anche curioso di sapere, da profano, dov'era la facoltà di Architettura tra gli anni '50 e '90 cosa ha prodotto a tutela dell'esistente e soprattutto quale pensiero ha condotto l'urbanizzazion e dalla Statua a Tommaso Natale, dandoci notizia di opere che magari ci sfuggono.