Giovedì, 03 Dicembre 2015

La Vucciria tra rovine e restauri

Titolo: La Vucciria tra rovine e restauri
Autori: Renata Prescia (a cura di)
Anno: 2015
Edizioni: Salvare Palermo
Pubblicazione realizzata con fondi rivenienti dal cinque per mille
Disponibilità: Sì

La città, si sostiene a ragione, è un organismo vivente e come tale soggetta ai mutamenti indotti dall’avvicendarsi delle stagioni nei tempi lunghi dell’esistenza degli insediamenti umani. Questi perciò nei secoli hanno mutato configurazione, fisionomia, dimensione, perfino giacitura per intervento di codici ora attinenti alla pianificazione urbanistica ma in origine dettati, il più delle volte, da urgenze igienico-sanitarie, pressioni sociali o vanaglorie governative. Trasformando propri siti e spazi o aggiungendone di nuovi e diversi, per nuove comunità da insediare, nel tempo dunque la città – e Palermo non è da meno – si rivela cangiante, composita e sfaccettata di parti antiche cariche di storia e di moderne che si vantano di avere superato i disagi della pre-modernità. Ma non c’è niente da fare, una città senza storia è una città senz’anima, le “adduzioni” moderne avranno le loro belle spaziose piazze alberate, giardini e vialoni a scorrimento veloce, avranno pure i mercatini rionali dove convergono periodicamente bancarelle di alimenti e mercanzie invitanti, ma il “posto” in cui la compravendita è allocata è un anonimo slargo, una piazzetta o perfino un giardinetto dove, una volta a settimana, prende forma il rituale economico del mercato. Non ha previsto la città moderna, e qui si parla proprio di Palermo, il luogo del mercato fisso, stabile, ordinato secondo criteri merceologici e non solo urbanistici, non contempla uno spazio che costituisca, per il quartiere in cui sorge, la “punta di un diamante di un sistema urbano fortemente connotato” quale era – se ne scrive giusto qui, tra queste pagine – il mercato della Bocherie, Bocceria, Vucciria, il Mercato per antonomasia anche in tempi a noi vicinissimi, appena un paio di decenni fa. Prima di deviare “inesorabilmente verso destinazioni d’uso diverse dalla originaria” in cui la Vucciria si distinse, sin dalla nascita e a discapito delle successive radicali trasformazioni della piazza, per vivacità di intrecci tra forma e contenuti, rimanendo il luogo topico degli abbanniaturi di commestibili esposti ad arte – arte popolare di raffinato design, si direbbe oggi – per avventori stretti tra i banchi le luci le insegne l’atmosfera vociante e colorata che incantò il pittore Renato Guttuso e attrasse la regista Roberta Torre, che vi ambientò un surreale e divertente film.
Oggi il mercato della Vucciria è spento e la ricerca che Renata Prescia presenta in questo libro – con il contributo notevolissimo di studiosi che ci restituiscono passaggi fondamentali della sua storia ed espongono le esperienze di restauro compiute dalla Fondazione in sinergia con altre associazioni ed istituzioni, tra cui l'Università degli studi – conclude un iter di attenzioni per questo importante sito avviato da Salvare Palermo nel 2005 con un convegno e una mostra di fotografie che già denunciavano, nella loro cruda bellezza, la decadenza di un luogo che a metà del XVI secolo era “il centro finanziario della capitale, il cuore pulsante della economia cittadina, luogo di concentrazione di botteghe di pannieri, banchi di cambio e di notai, loggia dei mercanti Pisani, Genovesi, Catalani, in cui si stringevano rapporti di affari”, come scrive Maurizio Vesco che ne traccia l’affascinante evoluzione urbana.
Ma non sono da meno i contributi di Pietro Gulotta che ne indaga il toponimo, dei curatori del restauro della lapide marmorea di piazza Garraffo, Rossella Licciardi e Giuseppe Milazzo, dei responsabili delle indagini diagnostiche, Maria Francesca Alberghina e Salvatore Schiavone, e chimico-fisiche, Giovanni Rizzo, Bartolomeo Megna e Laura Ercoli, nonché di Vincenzo Abbate che si rifà, per la rinascita del contesto, all’idea del museo diffuso “in virtù della pregnanza del centro storico e del patrimonio d’arte in esso custodito”, e di Nino Vicari che punta a rianimare l’intero e decadente Quartiere della Loggia innervandolo di nuove funzioni e “intense attività cosmopolite, di scambi finanziari e commerciali, che richiamino le rappresentanze delle principali potenze che operano nel Mediterraneo”, in questo associandosi al quesito posto dalla medesima Prescia, se sia il caso di “continuare a inseguire il mito del mercato perduto” o non provare piuttosto a “reinventare una nuova Vucciria”. Questo è dopotutto lo scopo che si prefigge la pubblicazione del ricco materiale d’indagine storico-tecnico-progettuale raccolto intorno al luogo urbano della Vucciria, una riflessione con dati di fatto sulla nuova centralità da attribuire al quartiere della Loggia e nello specifico a piazza Caracciolo, bloccandone il “processo di mortificazione” venuto da lontano e ora visibile persino nelle balate prosciugate dall’inattività, così da ritrovare per la Bocceria-Vucciria un ruolo urbano rinnovato, di cerniera tra l’anima sfarzosa ma malandata del centro storico e l’anima agiata ma inespressiva della città senza storia.

Prefazione di Rosanna Pirajno
Presidente della Fondazione Salvare Palermo

Presentazione

Rassegna stampa

 

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